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Gentile Alto Rappresentante,

Gentili Ministri degli Affari Esteri,

Vi scriviamo in vista della discussione sull’Egitto del 25 gennaio nel Consiglio Affari Esteri per sollevare ancora una volta le nostre forti preoccupazioni circa la situazione critica per i diritti umani in Egitto, e per chiedere che l’Ue ed i suoi stati membri adottino le misure necessarie ormai da tempo per segnalare al governo egiziano che il continuo disprezzo per i diritti umani non sarà più tollerato.

Mentre ci avviciniamo al decimo anniversario della rivoluzione egiziana del 2011, le speranze di libertà e di riforme orientate al rispetto dei diritti umani che hanno spinto gli egiziani a protestare nelle strade dieci anni fa sono state frantumate da anni di brutale repressione e dalla soppressione di ogni forma di dissenso. In una lettera inviata quasi un anno fa, varie organizzazioni internazionali sui diritti umani avevano chiesto all’Ue di effettuare un riesame approfondito delle sue relazioni con l’Egitto, in considerazione della repressione dei diritti umani senza precedenti nel Paese. L’appello ripeteva richieste precentemente formulate dal Parlamento europeo, che sono state reiterate in una risoluzione adottata nel dicembre 2020 in seguito all’arresto di noti attivisiti sui diritti umani e per condannare l’intensificazione della repressione in Egitto. Questi continui appelli, ed il crescente e sfrontato disinteresse delle autorità egiziane per le preoccupazioni espresse dall’Ue, mostrano il bisogno urgente di condurre quel riesame approfondito delle relazioni bilaterali.

Il 2020 è stato un anno caraterrizato da sfide senza precedenti legate alla pandemia ed alle sue ricadute politiche ed economiche. Tuttavia, non molto sembra essere cambiato nelle politiche dell’Ue verso l’Egitto dal 2019 ad oggi, e le raccomandazioni formulate dalle organizzazioni sui diritti umani e dal Parlamento europeo sono rimaste in larga parte inascoltate.

Durante il 2020, le autorità egiziane hanno usato il COVID 19 come pretesto per assicurare ulteriori poteri di repressione al Presidente e per inasprire le restrizioni sui diritti e le libertà. Le autorità hanno continuato ad arrestare arbitrariamente difensori dei diritti umani – alcuni dei quali in rappresaglia per aver incontrato dei diplomatici occidentali –,  attivisiti pacifici, politici e giornalisti, aggiungendo alcuni di loro alla lista dei terroristi; hanno represso in maniera brutale le manifestazioni per lo più pacifiche del settembre 2019 e del settembre 2020; hanno detenuto dottori, personale medico, giornalisti ed altri per aver espresso critiche sulla gestione della pandemia, anche sui social media; hanno detenuto e processato donne sulla base di accuse legate alla “moralità”, incluse vittime di stupri e testimoni; hanno sottoposto detenuti e persone in custodia delle autorità a condizioni di detenzione disumane, negligenza medica intenzionale e diniego di cure mediche necessarie, causando o contribuendo alla loro morte in dozzine se non centinaia di casi; hanno continuato ad arrestare membri della comunità LGBTI per il loro orientamento sessuale e li hanno sottoposti forzatamente a torture ed altri trattameti degradanti, inclusi “test anali” e “test di determinazione sessuale”; ed hanno continuato ad arrestare e processare membri delle minoranze religiose con accuse di blasfemia. Nel 2020 c’è anche stato un numero di escuzioni giudiziarie senza precedenti, e le corti hanno continuato a comminare la pena capitale spesso in seguito a procedimenti che non rispettano gli standard internazionali di giusto processo, inclusi processi di massa. A causa di un problema nella legislazione che permette di processare i minori nelle corti per gli adulti, a volte i minori finiscono in questi processi di massa insieme agli adulti e vengono condannati a morte. 

Voi siete perfettamente a conoscenza della gravità della crisi dei diritti umani nel Paese, come dimostra la dichiarazione unanime dell’Ue sull’Egitto durante la quaranticinquesima sessione del Consiglio dei Diritti Umani ONU. Ciononostante, l’Ue ed i suoi stati membri non hanno adottato alcuna misura significativa e duratura per far fronte alla situazione, preferendo invece compartimentalizzare i diversi aspetti delle relazioni dell’Ue con l’Egitto, focalizzandosi su politiche di breve termine mirate al contemimento della migrazione ed all’incremento della cooperazione in tema di sicurezza. Seguendo questo approccio, le dichiarazioni sulle violazioni dei diritti umani in Egitto sono state solo occasionali e spesso timide, mentre i leader dei governi europei hanno continuato a supportare il governo egiziano vendendo armi, incrementando la cooperazione e perfino conferendo prestigiose onoreficenze al Presidente Abdel Fattah al-Sisi, nonostante i continui abusi del governo da lui guidato.

L’assenza di coerenza nelle politiche indebolisce la credibilità dell’Ue ed impedisce l’adozione di azioni europee volte a far fronte ai principali fattori di instabilità nella regione, che è dovuta anche alla virtuale eliminazione di qualsiasi spazio per poter esprimere il proprio dissenso ed all’impunità diffusa per le violazioni dei diritti umani. Inoltre, reagendo nella migliore delle ipotesi in maniera molto contenuta alle violazioni dei diritti umani in Egitto, l’approccio dell’Ue rischia di rafforzare ulteriormente il senso di impunità delle autorità egiziane per i loro abusi. Che ciò sia il caso è evidente ad esempio dalla sfacciataggine con la quale le autorità egiziane hanno arrestato alcuni difensori dei diritti umani molto noti, tra i quali i leader dell’Iniziatia Egiziana per i Diritti Umani (EIPR) nel novembre 2020, e dai continui sforzi del governo per ostacolare le investigazioni sul rapimento, la tortura e l’omicidio di Guilio Regeni.

Vi esortiamo a discutere in maniera approfondita su queste questioni, dando loro l’attenzione che meritano, a cominciare dal vostro incotnro del 25 gennaio. Non si può continuare a far finta di nulla mentre le autorità agiziane continuano la loro brutale repressione dei diritti umani.

L’Ue ha recentemente riconfermato il proprio impegno a promuovere il rispetto dei diritti umani attraverso la sua politica estera, come indicato nel nuovo piano d’azione sui diritti umani e la democrazia e con l’adozione del nuovo regime globale di sanzioni in materia di diritti umani. Rimanendo fedeli al proprio impegno, l’Ue ed i suoi stati membri  dovrebbero elaborare una politica comune, coerente e strategica nei confronti dell’Egitto, utlizzando tutti gli strumenti a loro disposizione per far fronte alla crisi dei diritti umani nel Paese. Farlo sarebbe in linea con la richiesta del Parlamento europeo all’Alto Rappresentante ed agli stati membri di “dare una risposta unitaria e risoluta, anche in coordinamento con altri partner che condividono gli stessi principi, alla repressione e alle violazioni dei diritti umani in Egitto, nonché ad avvalersi di tutti gli strumenti a loro disposizione per garantire progressi tangibili nella situazione dei diritti umani in Egitto”. Nello specifico, l’Ue e gli stati membri dovrebbero:

  1. Condannare in maniera ferma e inequivocabile la repressione di ogni forma di dissenso. Le dichiarazioni pubbliche di preoccupazione sull’Egitto restano rare, eccessivamente contenute nei toni e nei termini, e vengono espresse al livello dei portavoce, mentre la cooperazione con l’Egitto sulla lotta al terrorismo e sulla gestione della migrazione, oltre alla vendita di armi, continuano ad essere le reali priorità per l’Ue e gli stati membri, a volte senza alcuna considerazione per le violazioni dei diritti umani documentate in questi contesti e perfino stendendo il tappeto rosso per il Presidente Sisi;
  2. Stabilire dei parametri chiari per la negoziazione delle nuove priorità di partenariato con l’Egitto, ponendo il miglioramento concreto nel rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto al centro della cooperazione dell’Ue con l’Egitto, insistendo in particolare sull’ottenimento di impegni concreti da parte delle autorità egiziane per:
  • Il rilascio immediato e senza condizioni di difensori dei diritti umani, attivisiti pacifici ed esponenti politici, inclusi Patrick Zaki, Mohamed Ibrahim, Mohamed Ramadan, Abdelrahman Tarek, Ezzat Ghoneim, Haytham Mohamadeen, Alaa Abdel Fattah, Ibrahim Metwally Hegazy, Mahienour El-Massry, Mohamed El-Baqer, Hoda Abdelmoniem, Ahmed Amasha, Islam El-Kalhy, Abdel Moneim Aboul Fotouh, Esraa Abdel Fattah, Ramy Kamel, Ibrahim Ezz El-Din, Zyad el-Elaimy, Hassan Barbary, Ramy Shaath, Sanaa Seif, Solafa Magdy, Hossam al-Sayyad, Mahmoud Hussein e Kamal El-Balshy;
  • La chiusura del caso 173/2011, che prende di mira direttori e membri dello staff di varie ONG per le legittime attività da loro svolte;
  • La rimozione dei divieti di espatrio e del congelamento dei beni arbitrariamente comminati nei confronti dei difensori dei diritti umani;
  • Porre fine all’uso della detenzione preventiva prolungata sulla base di accuse infondate di terrorismo, e rilasciare chiunque sia stato incarcerato esclusivamente per l’esercizio pacifico dei propri diritti;
  • Garantire un ambiente sicuro per le organizzazioni sui diritti umani e permettere loro di svolgere tranquillamente le proprie attività, modificando tra l’altro le legge 149/2019 sulle ONG come necessario per rispettare gli standard fissati dal diritto internazionale sui diritti umani;
  • Garantire l’accesso nei luoghi di detenzione agli osservatori internazionali indipendenti;
  • Assicurare piena cooperazione con le autorità giudiziaire italiane nel procedimento sul rapimento, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni, in particolare processando oppure estradando gli agenti di sicurezza sospettati e nel frattempo sollevandoli dai rispettivi incarichi;
  • Porre fine al giro di vite sui diritti delle donne e delle persone LGBTI ed alla “polizia morale” di donne e persone gay;
  • Introdurre una moratoria ufficiale sulle esecuzioni in vista della piena abolizione della pena di morte;
  • Impegnarsi ad emendare l’articolo 122 della legge sui minori al fine di assicurare che nessuno di età inferiore ai 18 anni sia processato come un adulto, e che riceva la piena protezione delle disposizioni speciali in tema di giustizia minorile; identificare, inoltre, tutti i minori processati nei tribunali per adulti ed annullare le condanne emesse.
  1. Assicurare che il rispetto per i diritti umani ed il coinvolgimento della società civile indipendente siano componenti fondamentali di tutte le aree della cooperazione tra l’Ue e l’Egitto, ivi comprese le negoziazioni commerciali, le strategie di finanziamento da parte della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), e delle altre istituzioni finanziarie internazionali nelle quali l’Ue e i suoi stati membri abbiano voce in capitolo, al fine di incoraggiare l’Egitto ad adottare delle politiche di rispetto e promozione dei diritti umani.
  2. Assicurare maggiore trasparenza e condurre ex ante delle valutazioni d’impatto sui diritti umani per tutte le forme di supporto finanziario o di formazione, sia dirette che indirette, da parte dell’Ue all’Egitto, al fine di assicurare che il sostegno dell’Ue non agevoli o contribuisca a violazioni dei diritti umani nel Paese - inclusa la cooperazione dell’Ue con l’Egitto nel campo della migrazione, che deve essere strettamente in linea con gli standard internazionali
  3. Incrementare l’azione dell’Ue nel Consiglio dei Diritti Umani ONU, tra l’altro supportando la creazione di un meccanismo di monitoraggio ONU sulla situazione dei diritti umani in Egitto ed opponendosi ai tentativi dell’Egitto di indebolire l’efficacia e l’indipendenza dei meccanismi ONU sui diritti umani
  4. Avvertire gli ufficiali egiziani di alto rango che l’Ue è pronta a considerare tutti gli sturmenti a propria disposizione per far fronte alle violazioni dei diritti umani in Egitto e per promuovere gli sforzi volti a ottenere giustizia per gli abusi commessi;
  5. Sospendere le licenze di esportazione di qualsiasi attrezzatura che potrebbe essere utilizzata ai fini di inasprire la repressione interna, in linea con la posizione comune 2008/944/PESC, e sospendere tutte le esportazioni verso l'Egitto di armi, tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza in grado di facilitare gli attacchi contro i difensori dei diritti umani o altre forme di repressione;
  6. Chiedere alle autorità egiziane di garantire pieno accesso ai giornalisti affinché possano documentare la situazione nel Nord Sinai, e compensare adeguatamente tutti i residenti le cui abitazioni sono state demolite dal 2013.
  7. Adoperarsi in maniera proattiva, sia in pubblico che in privato, per assicurare il rilascio dei difensori dei diritti umani imprigionati e per il miglioramento delle condizioni di detenzione, garantendo loro accesso ai propri famigliari ed ad avvocati di propria scelta, cure mediche adeguate e condizioni sanitarie dignitose, ed al contempo monitorare i processi e chiedere di visitare le prigioni, in linea con le disposizioni delle linea guida dell’Ue su difensori dei diritti umani e con il nuovo piano d’azione dell’Ue su diritti umani e democrazia.

Restiamo a disposizione per incontrarvi in qualsiasi momento e discutere della situazione e delle raccomandazioni in maniera approfondita, e per fornire qualsiasi ulteriore informazione.

EuroMed Rights

ACAT-France

Amnesty International

Cairo Institute for Human Rights Studies

Front Line Defenders

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Human Rights Watch

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Reporters Without Borders

Reprieve

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