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Cosa c'è dietro la brutale uccisione di un nigeriano in Italia?

Le indagini dovrebbero considerare le motivazioni razziste

Un uomo mostra la foto della vittima Alika Ogorchukwu, venditore ambulante nigeriano, a Civitanova Marche, Italia, 30 luglio 2022. © 2022 AP Photo/Chiara Gabrielli

Venerdì scorso, nella cittadina di Civitanova Marche, sulla costa adriatica italiana, un uomo italiano ha picchiato e strangolato un venditore ambulante nigeriano in pieno giorno.

Alika Ogorchukwu, 39 anni, aveva apparentemente cercato di vendere all’indagato e alla sua fidanzata un pacchetto di fazzoletti e poi aveva chiesto qualche spicciolo.

Il dibattito pubblico si è concentrato sui dettagli raccapriccianti del crimine: Ogorchukwu è stato picchiato con la stampella che usava per camminare e i passanti non sono intervenuti nei quattro minuti necessari per ucciderlo. L'attenzione si è concentrata anche sul fatto che l'avvocato del indagato dice che soffre di disturbi mentali.

Ma c'è un altro aspetto preoccupante in questa storia: la polizia ha escluso ogni possibile motivazione razzista dietro la violenza. Il vice commissario di polizia Matteo Luconi ha dichiarato: "Di sicuro non c’è una matrice razziale ". Ha anche detto che la reazione del sospetto era dovuta ad «una richiesta dell’elemosina particolarmente insistente".

L'Italia storicamente non ha risposto adeguatamente ai crimini d'odio. Esiste una legge che prevede pene più lunghe per i crimini aggravati da motivi razziali, ma le forze dell'ordine, i pubblici ministeri e i tribunali tendono a perseguirla solo se il razzismo viene identificato come unico movente.

Ecco perché nel 2009 un tribunale non ha riconosciuto alcuna motivazione razzista quando ha condannato due uomini per l'omicidio del 19enne italiano Abdoul Guiebre, dopo che lui aveva rubato un pacchetto di biscotti dal loro bar, anche se gli assassini hanno gridato insulti razzisti e "Ladri, tornate nel vostro Paese". Il giudice ha stabilito che i colpevoli avevano "una visione conservatrice della propria integrità culturale e territoriale, più che una teorizzata e discriminatoria supremazia razziale”.

Ma come mi ha detto il padre di Guiebre, addolorato, "Se mio figlio aveva un altro colore di pelle, non facevano così".

La mancata identificazione dei crimini d'odio riflette l'incapacità di riconoscere che il pensiero razziale influenza il comportamento. Significa anche che le statistiche ufficiali sui crimini d'odio sono basse, dando alle autorità e alla società italiana un pretesto per affermare che la violenza aggravata da pregiudizi razziali è rara come anche per adottare la banalità che "l'Italia non è un paese razzista".

La morte di Alika Ogorchukwu ora fa parte del dibattito pubblico prima delle elezioni politiche fissate per settembre. È insufficiente che i leader dei partiti politici di tutto lo spettro politico abbiano condannato l'omicidio. L'Italia deve fare i conti con il razzismo istituzionale presente nelle sue leggi e nelle sue politiche. Un appello da parte di tutti i partiti per una seria indagine sul ruolo che il razzismo ha avuto nell’uccisione sarebbe un inizio.

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